Cosa accade a Trieste? /¿Qué acontece en Trieste?

ANSA/ Paolo Giovannini

Versión original en italiano

(Versión en español un poco más abajo)

La resistenza contro l’illegittima norma che dal 15 ottobre obbliga tutti i lavoratori ad accedere ai posti di lavoro solamente se muniti di un lasciapassare sanitario ottenibile dopo essersi sottoposti all’inoculazione del siero genico sperimentale o ricorrendo ogni quarantotto ore al tampone, a pagamento, in questi ultimi giorni ha ottenuto una progressiva visibilità per le adesioni che aumentano di giorno in giorno.

Le manifestazioni di piazza hanno ottenuto molti consensi e si ripetono settimanalmente n molte città. Tra le tante manifestazioni anti green pass, l’attenzione dei media si è soffermata su quella organizzata a Trieste da una componente sindacale minoritaria dei lavoratori del porto che ha messo in evidenza delle stridenti anomalie che cozzano con i canoni laicisti della modernità.

Cosa sta accadendo a Trieste? I dirigenti del piccolo sindacato, pur essendo tutti vaccinati, hanno dichiarato che sarebbero entrati in sciopero se veniva impedito ai loro colleghi non vaccinati e privi di tampone di accedere al lavoro. Le autorità del porto hanno respinto la richiesta dichiarando che ubbidivano ad un decreto legge governativo che dal 15 ottobre 2021. Il decreto obbliga i lavoratori ad accedere ai loro posti solo se muniti di lascia passare sanitario. Il piccolo sindacato ha respinto la dichiarazione proclamando cinque giorni di sciopero: dal 16 al 20 ottobre. In questa resistenza ostinata è subito emersa la forte personalità del giovane lavoratore a capo del piccolo sindacato: Stefano Puzzer.

Lo sciopero è consistito nell’astenersi dal lavoro restando in un settore del porto senza impedire ai loro colleghi di accedere al lavoro ed agli automezzi di entrare ed uscire dal porto. L’obiettivo di questi lavoratori tende alla eliminazione di quello che Stefano Puzzer ha definito “maledetto decreto”.

Lunedì mattina, alle ore 9,00, è accaduto qualcosa di incredibile per la modernità. Lo Stato è intervenuto con fermezza (durezza) intimando a questi lavoratori inermi di sgomberare. I lavoratori hanno attuato una resistenza passiva e, seduti per terra tenendosi per mano, hanno cominciato a recitare il Santo Rosario. Il loro leader, Stefano, pregava e piangeva. A questo punto è entrata in azione la Polizia di Stato: il responsabile della Polizia ha dato l’ordine di sparare acqua con gli idranti sugli uomini seduti per terra.

Abbiamo assistito ad una testimonianza di grande fede. Non un movimento di resistenza attiva. Non una volenza. Dopo ore di azione violenta da parte della Polizia, le migliaia di persone che resistevano sono state spinte fuori dal porto e si sono recate in piazza dell’Unità d’Italia, dove in serata Stefano Puzzer ed altri dirigenti del sindacato sono stati ricevuti dal Prefetto.

Dall’incontro è scaturito l’impegno del Governo di inviare a Trieste un ministro (il ministro dell’agricoltura Patuanelli, di Trieste) per ascoltare le ragioni del sindacato, che da quel momento ha assunto il nome di Coordinamento 15 ottobre. 

All’uscita dall’incontro con il Prefetto, Stefano ha dichiarato pubblicamente alla piazza che l’obiettivo non cambia essendo uno solo: “togliere questo maledetto decreto”.

Riteniamo che la proposta governativa nasconda una trappola. Perché il ministro dell’Agricoltura, come se l’Italia fosse una repubblica delle banane. Forse per il semplice fatto che il ministro risiede a Trieste. Staremo a vedre. C’è tempo per riflettere. In questo momento ci piace affermare che ciò che Stefano Puzzer ha realizzato non era mai accaduto. Siamo solo all’inizio della battaglia ed i lavoratori di Trieste hanno dimostrato di essere riusciti a resistere ed ad opporsi al più grande e potente lavaggio del cervello di massa della storia. 

Dobbiamo assistere ancora a tante novità. Trieste, da sempre, per la sua composizione umana, per la sua collocazione geografica e per la sua storia, è un ponte. Questo ponte ha fatto anticipare a Trieste tutte le lotte politiche che successivamente si sono sviluppate in Italia. Lo speriamo. Tutto ciò, però, non spiega la violenza del governo nel reprimere lo sciopero del piccolo sindacato. Cerchiamo di interpretare quanto è accaduto. Nell’ordinamento italiano, il porto di Trieste è zona franca in virtù di particolari impegni di natura internazionale previsti all’interno dell’allegato VII del Trattato di Pace del 1947. L’internazionalità del porto ha permesso al globalismo di far transitare dal porto di Trieste beni enormi a bassi dazi. Il piccolo sindacato, con il suo sciopero ha bloccato il transito delle merci determinando enormi ritardi. Di qui le pressioni internazionali sullo stato italiano che ha agito con violenza per far uscire dal porto gli scioperanti. Domanda: poteva la forza pubblica dello stato italiano intervenire in un porto franco?

Francesco Maurizio Di Giovine, Circolo Carlista Generale Borges

Versión española

La resistencia contra la norma ilegítima que, desde el pasado quince de octubre, impide que los trabajadores accedan a su puesto de trabajo si no es provistos de un pase sanitario que sólo se obtiene a cambio de someterse a la inoculación del suero génico experimental, o recurriendo, cada cuarenta y ocho horas, al hisopo, de pago, ha obtenido en estos últimos días una progresiva visibilidad por las adhesiones que ha cosechado y que van en aumento conforme pasan los días.

Las manifestaciones en las plazas han obtenido un gran consenso y se repiten semanalmente en muchas ciudades. De entre las muchas manifestaciones anti green pass, la atención de los medios se ha centrado en la organizada en Trieste por los trabajadores de un sindicato minoritario del puerto, y que ha puesto en evidencia algunas de las estridentes anomalías que chocan con los cánones laicistas de la modernidad.

¿Qué está aconteciendo en Trieste? Los dirigentes del pequeño sindicato, pese a estar todos vacunados, declararon que irían a la huelga si se impedía acceder al trabajo a sus compañeros no vacunados o que careciesen de un test. La autoridad portuaria rechazó la demanda alegando que obedecía a un decreto ley gubernativo del quince de octubre de 2021. Dicho decreto obliga a los trabajadores a presentar un pase sanitario para acceder a sus puestos de trabajo. El pequeño sindicato respondió a la negativa declarando cinco días de huelga, del dieciséis al veinte de octubre. En medio de esta obstinada resistencia ha emergido la fuerte personalidad del joven trabajador a cargo de ese pequeño sindicato: Stefano Puzzer.

La huelga había consistido en abstenerse de trabajar y permanecer en un sector del puerto sin impedir al resto de compañeros el acceso al trabajo, ni a los vehículos entrar y salir del puerto. El objetivo de estos trabajadores era eliminar lo que Stefano Puzzer ha definido como «el maldito decreto».

Lunes por la mañana, a las nueve horas, acontece algo increíble para la modernidad. El Estado ha intervenido con firmeza (dureza) ordenando el desalojo de estos trabajadores indefensos. Los trabajadores inician una resistencia pasiva y, sentados en el suelo, agarrándose las manos, empiezan a recitar el Santo Rosario. Su líder, Stefano, reza y llora. En ese momento entra en acción la policía del Estado: el responsable de la policía da la orden de barrer con mangueras de agua a presión a esos hombres sentados en el suelo.

Hemos asistido al testimonio de una gran fe. No a un movimiento de resistencia activa. Ni a una violencia. Después de horas de acciones violentas por parte de la Policía, el millar de personas que resistían son expulsadas del puerto a empujones y llevadas hasta la plaza de la Unidad de Italia, donde por la noche Stefano Puzzer y otros dirigentes son recibidos por el Prefecto.

Del encuentro se obtiene el compromiso del Gobierno de enviar a Trieste a un ministro (al triestino ministro de agricultura Patuanelli) para escuchar los motivos del sindicato que desde ese momento toma el nombre de Coordinamento 15 ottobre.

A la salida de la reunión con el Prefecto, Stefano declara publicamente en la plaza que el objetivo sigue sin cambiar y es uno solo: «quitar este maldito decreto».

Suponemos que la propuesta gubernativa oculta una trampa. Porqué el ministro de agricultura, como si Italia fuese una república bananera. Quizá por el simple hecho de que el ministro reside en Trieste. Ya lo veremos. Hay tiempo para reflexionar. En estos momentos nos complace afirmar que lo que Stefano Puzzer ha logrado no había sucedido jamás. Estamos sólo al inicio de la batalla y los trabajadores de Trieste han demostrado que es posible conseguir resistir y oponerse al mayor y más potente lavado de cerebro colectivo, en masa, de la historia.

Vamos aún a asistir a muchas novedades. Trieste, desde siempre, por su composición humana, por su situación geográfica y por su historia, es un puente. Este puente ha hecho que Trieste se anticipase en todas las luchas políticas que, sucesivamente, se han desarrollado en Italia. Lo esperamos. Todo ello, sin embargo, no explica la violencia del gobierno por reprimir la huelga del pequeño sindicato.

Tratamos de interpretar cuanto ha acontecido. En el ordenamiento italiano el puerto de Trieste es zona franca en virtud de acuerdos particulares de naturaleza internacional previstos en el anexo VII del Tratado de Paz de 1947. La internacionalidad del puerto ha permitido que el globalismo hiciera transitar por el puerto de Trieste bienes enormes con bajos aranceles. El pequeño sindicato, con su huelga, ha bloqueado el tránsito de mercancías provocando enormes retrasos. De ahí las presiones internacionales sobre el estado italiano que ha reaccionado con violencia para hacer salir del puerto a los huelguistas. Una pregunta: ¿puede la fuerza pública del estado italiano intervenir en un puerto franco?

Francesco Maurizio Di Giovine, Circolo Carlista Generale Borges